sabato 13 agosto 2016

Fondazione Heller, tra rarità botaniche e stravaganze



Sarà un po' riduttivo, ma quando in un posto, in un giardino, trovo dei turisti inglesi, penso sempre "è quello giusto, ho scelto una buona meta". Così, una domenica di luglio, durante una visita, arrivo nella piccola area ristoro del giardino botanico della fondazione Heller: ci sono tavolini fatti con fette di tronchi d'albero, sedie arzigogolate e un chioschetto piccino che vende gelati artigianali, birre e patatine. La commessa chiama al telefono un'altra collaboratrice, mentre osserva preoccupata che una tartaruga è sfuggita nuovamente dal suo recinto, diretta verso i tavolini. Due o tre famigliole sedute intorno a noi parlano inglese. Un uomo vestito di chiaro, abbigliato da avventuriero botanico, dialoga a bassa voce col figlio adolescente, e si bea di un paesaggio che noto solo in quel momento, dall'alto di quella piazzola: tra gli alberi, là in fondo, si intravede il lago di Garda. Ripenso a Madeira, e ai visitatori d'oltre Manica che si trovano anche là a centinaia. Sì, a loro piace l'avventura, l'esplorazione. E qui in questo curioso giardino di Gardone Riviera ne hanno trovato un piccolo, degno assaggio.


Una visita di questo posto effettuata quattordici anni fa, stranamente, non mi aveva lasciato memoria di particolari emozioni. Ma ecco, appena entro, mi stupisco dell'intrepida sensazione di scoperta che mi coglie affrontando il percorso di questo luogo sopra le righe. La vegetazione è fitta, ma non soffocante, molto varia, un giusto equilibrio di gruppi foliari e masse di fiori. Grandi vasi pieni di profumatissimi gigli traboccano sin dall'entrata, e le prime opere d'arte compaiono sparse sul prato e nella boscaglia, annunciando che saranno anche loro tra le protagoniste di questo giardino.


André Heller è personaggio complesso e multiforme: austriaco, classe 1947, è artista poliedrico che si è cimentato nella musica, sia come radiofonico che come cantautore affermato, per poi dedicarsi a tanti altri settori. La sua biografia racconta che "Heller divenne celebre anche come artista visionario, mettendo in scena idee fantastiche, manifestazioni artistiche, spettacoli multimediali e più tardi realizzò anche mostre con la partecipazione attiva del pubblico, riuscendo a creare un mondo contrapposto a quello quotidiano razionale e basato sulla tecnologia". Visionarietà che quindi ha applicato, tra i tanti campi, anche ai giardini, con risultati botanicamente consapevoli.


Consapevoli sono i viali affiancati da piante dal tronco dipinto, le orchidee e altre epifite appese per aria, le begonie evansiane e le ortensie quercifolie dalle fioriture straripanti, esagerate, coltivate per creare bellezza ma con una sottintesa e importante competenza professionale. C'è anche una zona alpina, un po' provata dal caldo estivo: una sorta di masso, che vuole rievare le dolomiti, si erge quasi al centro del parco per permettere al visitatore di arrampicarcisi e ammirare il giardino nella sua globalità.

Statue di omini con le braccia elevate che mimano abbracci col pezzetto di mondo circostante o simulano tuffi nella verzura; tavoli rasoterra che suggeriscono pranzi vegetali con personaggi da Alice nel Paese delle Meraviglie; maschere gigantesche e variopinte si celaono tra le nebulizzazioni e i fogliami orientali; artifici moderni da galleria d'arte ostentano i propri colori a una natura che però, se vuole, sa come superarli in creatività, sfoderando piante curiose e impensabili. Passerei ore a osservare lo splendido connubio delle hydrangee dalla fioritura avanzata (forse il momento migliore, il più ricco per questo genere) e la verticalità dei tronchi dei bambù.



Qui non si tratta solo di stupire il visitatore: gli si riempiono gli occhi di colori, di contrasti, ma il gioco è ben ponderato, materiali forme e significati oscuri si accostano ai tessuti vegetali di piante che vengono da lontano. Ci sono, tra corpi vivi e corpi inanimati, strani rimandi, insospettabili, ma che in questo posto sono straordinaria realtà.



Sì, serve uno sguardo un po' inglese per innamorarsi davvero di questo posto. Gustarsi la scoperta, apprezzare le varietà botaniche e i loro accostamenti, sorprendersi ma allo stesso tempo capire certi azzardi giardinicoli. Sono felice che un giardino così si trovi in Italia, Paese spesso attento solo a conservare (quando lo fa) i giardini storici senza favorirne la creazione di nuovi, capaci di rompere in modo sapiente "la tradizione" e di rimetterci in linea con le più avanzate tendenze straniere in materia di giardino.
Buon Ferragosto ai miei lettori, vi lascio così uno spunto di visita per queste giornate di caldo torrido.

http://www.hellergarden.com/it/

2 commenti:

  1. Che spettacolo! Mi piace l'idea di poter vedere il giardino dall'alto di un masso!!

    Un saluto e a risentirci :)

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